Prose antiche di Dante, Petrarcha, et Boccaccio,
et di molti altri nobili et virtuosi ingegni, nuouamente raccolte.

Titolo: Prose antiche di Dante, Petrarcha, et Boccaccio, et di molti altri nobili et virtuosi ingegni, nuouamente raccolte.

Pubblicazione: 1547 (In Fiorenza : appresso il Doni, a di primo d'Agosto 1547).

Descrizione fisica: 78, [2] p. : ill. ; 4°.
Lingua: Italiano

Luoghi: FirenzeVenezia
Paese: Italia

Marca: 1.Leone sdraiato su una mensola tiene fra le zampe un fiore. Sotto la mensola uno scudo 

Motto: Avium cibus fuit, saepe leo minutarum (V66 - Z797) - In fine

Autori: 1.Alighieri, Dante <1265-1321>
2.Boccaccio, Giovanni <1313-1375>
3.Doni, Anton Francesco <1513-1574>
4.Petrarca, Francesco <1304-1374>
Editori: 1.Doni, Anton Francesco 
2.Marcolini, Francesco 
Fonti: BAGEP, BMSTC, BOCMO, PETRC, RIDON, SEEFM, SEMAR

Identificativo: CNCE 34179

MARCA TIPOGRAFICA

Anton Francesco Doni

Poligrafo, n. a Firenze il 16.5.1513, attivo come editore e tipografo a Firenze e Venezia. A Firenze aprì una tipografia propria, a Venezia si servì delle tipografie di Aurelio Pinzi e Francesco Marcolini. M. a Monselice o a Venezia nel 1574.


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Francesco Marcolini

Editore e tipografo di Forlì attivo a Venezia. A Forlì ebbe forse bottega di libraio; a Venezia iniziò come editore, servendosi della tipografia di Giovanni Antonio Nicolini da Sabbio, poi aprì una propria stamperia. Fu anche editore musicale e architetto. Dal 1546 al 1548 interruppe l'attività tipografica e si trasferì a Cipro. Tornato a Venezia divenne stampatore e segretario dell'Accademia dei Pellegrini fondata da Anton Francesco Doni. Negli ultimi anni della sua attività lavorò anche per conto di altri editori. Nel 1559 lasciò Venezia per Verona ed è probabile che sia morto in quello stesso anno. La sua tipografia passò in seguito a Niccolò Bevilacqua.


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ANTON FRANCESCO DONI

Anton Francesco Doni (1513 - 1574) (n. 3). Anch’egli figliolo di un artigiano, Bernardo, forbiciaio nel quartiere di San Lorenzo, dopo una breve esperienza re- ligiosa come frate servita nella basilica della SS. Annunziata, lasciato il chiostro, vagolò per varie città italiane, Genova, Pavia, Milano, Piacenza e Venezia, dove pare abbia appreso l’arte tipografica. Tornato a Firenze, infatti, aprì “bottega” nel popolo di San Pier Maggiore e suoi clienti furono diversi membri dell’Accademia fiorentina della quale era diventato segretario. Pessimo carattere, sarcastico e con ogni probabilità incostante, da Firenze fece ritorno a Venezia dove strinse un so- dalizio culturale e professionale con lo stampatore Francesco Marcolini; appassio- nato di cabala, arrivò, in base ai suoi calcoli, a configurare Lutero come la famosa Bestia dell’Apocalisse. Il suo “culto” per Dante, Petrarca e Boccaccio traspare lim- pidamente da tutte le sue non poche opere.